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LE MOSTRE A BRESCIA  
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Il giorno della memoria 2007
1938-1945. La persecuzione degli ebrei in Italia e l'antisemitismo a Brescia

dal 28/1/07 fino al 4/3/07
presso Palazzo Martinengo


curatore: Roberto Chiarini - Alessandra Minerbi - Michele Sarfatti

Comunicato stampa

Il progetto
La mostra rientra nel progetto culturale che il l'Assessorato alle Identità, Culture e Lingue locali della Provincia di Brescia intende realizzare in Palazzo Martinengo.
Si tratta di un’iniziativa che si inscrive nella sezione La storia da non dimenticare, pensata per documentare e rammentare gli eventi che hanno segnato la storia italiana ed in particolare quella bresciana. Nello specifico, attraverso lo studio e la ricerca di una ricca documentazione storica, la rassegna approfondisce uno dei periodi che più hanno segnato l’Italia, mettendo a fuoco il caso bresciano, a lungo trascurato dalla storiografia locale.
Realizzata in collaborazione con il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea - CDEC e con le Raccolte Storiche del Comune di Milano, la mostra si articola in tre sezioni.

La mostra
Prima sezione
La prima sezione è costituita dalla documentazione presentata nella mostra già allestita dal Comune di Milano presso la sede delle Raccolte Storiche del Comune, nel gennaio dello scorso anno, a cura della storica Alessandra Minerbi, di Roberto Guerri, direttore delle stesse Raccolte, e di Michele Sarfatti, direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano. Tale documentazione proviene in gran parte dalle Raccolte Storiche, dalla Discoteca di Stato, dal Museo dell’Audiovisivo di Roma, dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano e dal Liceo Classico Cesare Beccaria di Milano. La sezione illustra la persecuzione degli ebrei in Italia tra il 1938 ed il 1945, prendendo in considerazione tanto la fase della minorazione dei diritti e della persecuzione sociale – attuata sotto il governo fascista del Regno d’Italia, tra il 1938 ed il 1943 –, quanto la fase degli arresti, della de-portazione e dello sterminio, attuate dal settembre 1943 alla Liberazione nelle regioni poste sotto l’occupazione tedesca e la Repubblica Sociale Italiana.
Il materiale raccolto, suddiviso in sottosezioni tematiche (tre di premessa e contestualizza-zione, cinque sul periodo 1938-43, sei sul periodo 1943-45 ed una sull’immediato dopoguerra), affronta i principali nodi storiografici sulla questione ebraica sia mediante trattazioni di carattere generale, sia attraverso brevi esemplificazioni di casi specifici ritenuti emblematici.

Seconda sezione
La seconda sezione della mostra sviluppa un percorso pensato per coinvolgere direttamente il visitatore, rendendolo emozionalmente partecipe della tragedia. Affidata alle cure di Domenico Franchi, scenografo bresciano attivo nei maggiori teatri europei e titolare della cattedra di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia, la sezione intende stimolare il visitatore attraverso la creazione di un’installazione ambientale, con il duplice obiettivo di suggerire riflessioni sull’orrore della Shoah – e più in generale delle stragi a sfondo razziale – e di verificare quale sia la percezione della tragedia nei giovani contemporanei – gli allievi dell’Accademia. Il percorso si sviluppa su tre piani percettivi. Il piano spaziale: attraverso la realizzazione di un spazio cubico dalle pareti molto alte, rivestito esternamente da specchi frantumati e da accumuli di abiti, si intendono provocare nel visitatore un senso di disagio e la sensazione di trovarsi in un luogo violato. Nello specifico, la voluta frantumazione delle specchiere rappresenterà simbolicamente quell’insieme di atti violenti – del tutto consapevoli – che oggi identifichiamo quale sintesi stessa dell’odio razziale, anche indipendentemente da ogni specifico riferimento alla persecuzione antiebraica; viceversa, i cumuli di abiti – separati per categorie merceologiche a significare anche visivamente un’umanità dilaniata – saranno una più puntuale citazione dei campi di concentramento nazisti, ma raccoglieranno vestiti volutamente contemporanei con l’obiettivo di ricordare come sia civicamente incauto, e fondamentalmente impossibile, considerare l’olocausto come un episodio ormai sepolto dalla storia e senza seguito alcuno nel mondo in cui viviamo.
Il piano visivo: immediato e di forte impatto, esso si sviluppa attraverso la creazione di quattro video installazioni incastonate all’interno del cubo. Domenico Franchi ha invitato gli studenti del suo corso di Scenografia a riflettere su quattro temi fondamentali, che si possono considerare gli emblemi di ogni tentativo atto a violare la dignità umana: la privazione dell’identità, l’annullamento di ogni umanità, la privazione di ogni libertà e la negazione di ogni proprietà. Affidando alle potenzialità espressive dell’immagine la riflessione su queste tragiche tematiche, il gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Franchi intende accompagnare il visitatore in un viaggio che pur prendendo spunto dalla tragedia dell’olocausto si ricollega in maniera più generale alle tematiche cardine di ogni odio razziale.
Il piano uditivo: realizzato con il contributo del compositore bresciano Mauro Montalbetti – fresco vincitore di uno dei più importanti concorsi europei per compositori di musica con-temporanea –, l’ambiente sonoro vuole toccare le corde più sensibili e profonde del visitatore, portandolo a riconoscere vagamente, in queste impressioni vocali, qualcosa di familiare, improvvisamente calato nella tragedia. Attraverso la creazione di una sonorizzazione ricavata da voci registrate di alcuni testimoni bresciani dello sterminio, in seguito mescolate a suoni, rumori e ad altre voci, si intende proporre un contraltare uditivo delle suggestioni iconiche, capace di amplificare – coinvolgendo un ulteriore piano sensoriale – il messaggio da esse veicolato.

Terza sezione
La terza sezione, espressamente voluta dall'Assessorato alle Attività e Beni Culturali e alla Valorizzazione delle Identità, Culture e Lingue locali della Provincia di Brescia, è il frutto di un’approfondita ricerca archivistica condotta dal Prof. Roberto Chiarini e dalla Dott.ssa Elena Pala sullo stesso tema e sullo stesso periodo, ma con particolare riferimento a quanto avveniva sul territorio bresciano. Tale sezione si articolerà in due momenti. In una prima sala verrà proiettato un video esplicativo, appositamente creato con l’obiettivo di spiegare – soprattutto ai più giovani – le tristi vicende di quegli anni difficili. Attraverso un racconto costituito da brani di interviste a sopravvissuti, immagini d’epoca e materiale documentario (anche sonoro), si cercherà di offrire una panoramica storica rigorosa ed al contempo coinvolgente, in modo da assolvere ad un compito didattico pensato in primo luogo per la fruizione da parte di un pubblico scolastico. Nella seconda sala, invece, una strumentazione multimediale consentirà di visualizzare e contestualizzare alcuni tra i documenti più significativi tra gli oltre mille analizzati, secondo un suddivisione articolata in quattro sottosezioni:
1) documenti conservati presso l’Archivio di Stato, che attestano i rapporti tra il Ministero dell’Interno ed il Capo della Polizia Provincia di Brescia in merito alle prime rilevazioni di ebrei residenti a Brescia (dal 1938 al 1941);
2) fascicoli personali di ebrei, residenti a Brescia e Provincia, i cui beni furono sequestrati a seguito delle leggi razziali;
3) articoli tratti da giornali, quotidiani e non, editi a Brescia tra il 1938 ed il 1945, conservati presso l’Emeroteca Queriniana;
4) documenti gentilmente offerti da sopravvissuti o da loro eredi e parenti.

Navigando autonomamente all’interno di un apposito software, il visitatore potrà muoversi tra i vari documenti, leggere le relative schede critiche, consultare statistiche, visualizzare immagini ed anche ascoltare brani sonori e musicali particolarmente significativi. Dopo la fase del coinvolgimento emotivo, dunque, la mostra si chiuderà con un momento di riflessione più distaccata e consapevole, assolutamente decisivo per assolvere al fine ultimo che la rassegna si propone.
Non mancherà, infine, una sollecitazione a riflettere su situazioni analoghe che anche oggi si vivono in diverse parti del mondo in cui ancora si soffre per l’assenza di democrazia, di tolleranza e di libertà.

A chiusura del percorso saranno esposte Sterminio e L’urlo, carboncini dell’artista goriziano Anton Zoran Music. Le opere, che rimandano all’internamento dell’artista a Dachau e dunque all’orrore dei lager nazisti, sintetizzano i due approcci del percorso espositivo – quello documentario e quello emozionale –, in quanto traducono al contempo la dimensione della testimonianza storica e la drammaticità del vissuto. Peraltro, in virtù della grande potenza espressiva, i due pezzi riescono a trascendere dal caso specifico delle persecuzioni naziste e rimandano ad analoghe situazioni che testimoniano la persistenza metastorica del pregiudizio razziale,pronto a riattivarsi nei più diversi contesti storici nel momento in cui insorge un radicale conflitto tra gruppi etnici o religiosi antagonisti.








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