Pittori bresciani protagonisti della pittura del '900 Pittura moderna e contemporanea.
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Erica Fenaroli e Davide Rivalta - Storie di animali

dal 20/1/07 fino al 3/3/07
presso Citric Contemporary Art


Comunicato stampa

Storie di animali è la prima di due mostre curate da Valentina Costa per la galleria Citric. L’intento di queste due mostre è quello di analizzare i concetti di narrazione, di racconto, di suggerimento, sia che essi si esplicitino attraverso l’uso della parola, orale o scritta, sia che essi si esplicitino attraverso immagini.
Sebbene i lavori di Erica Fenaroli e di Davide Rivalta siano formalmente molto diversi, la ricerca dei due artisti si incontra in questo progetto che ha come centro il rapporto dell’uomo con l’animale, una relazione complessa che si traduce in scoperta e conoscenza di sé attraverso le forme della narrazione.

Erica Fenaroli (Brescia, 1974) esplora le potenzialità espressive offerte da linguaggi artistici differenti - il racconto, la fotografia, gli origami, i disegni - che vengono fatti entrare in risonanza tra loro attorno ad un tema centrale. Il racconto presentato in quest’occasione, Il palio delle rane, indaga il limite che spinge l’uomo alla violenza fuori e dentro di sé. Il linguaggio usato prende a prestito un ritornello da una favola trasformandolo da gioco in tragedia, da energia a sparizione. I disegni presentano un tratto semplice, pulito, un tratto che non vuole descrivere gli oggetti, ma si limita a suggerirli, lasciandoli sospesi nello spazio bianco del foglio. Anche nelle fotografie, i cui titoli sono solo suggeriti, tra parentesi, si avverte un’energia silenziosa, trattenuta, impercettibile. Gli oggetti rappresentati sono privati di qualunque contesto e sembrano materializzarsi come immagini di puro pensiero, immagini che emergono, nella loro intensa semplicità, dallo sfondo di una malinconia silenziosa.

I disegni, i dipinti, le sculture di Davide Rivalta (Bologna, 1974) sono opere di forte impatto, massicce, fisiche, eppure delicate ed estremamente raffinate. Gli animali realizzati in bronzo, in gesso o disegnati su una parete come graffiti, reclamano un proprio spazio, forse desiderosi di muoversi, di scaricare la propria energia in un atto che non viene rappresentato, ma che si può intuire nella postura dell’animale, còlto prima di un’azione, prima dell’attacco. Rivalta lascia spazio così alla libertà di interpretazione, perché l’opera, sebbene sia molto realistica e tecnicamente precisa, non è completamente finita, lascia sempre qualcosa in sospeso, richiede uno scontro con il pubblico sia a livello visivo sia a livello emozionale. Qui la storia non è stata scritta. E’ come fosse solo accennata, per poter essere continuata da chi sente necessità di farlo.








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