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Trip Royale
di Mauro Soggiu

dal 29/9/07 fino al 3/11/07
presso Galleria delle Battaglie


La Galleria delle Battaglie riapre, dopo la pausa estiva, con la personale di Mauro Soggiu. L’artista, già presentato con successo nel 2005, torna nelle sale della galleria con una serie di strabilianti e coloratissimi lavori realizzati dopo un lungo soggiorno a New York, patria indiscussa dell’arte contemporanea.

Mauro Soggiu, dopo un bagno nell’Hudson, affronta i temi della Pop Art e soprattutto i suoi problemi: da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo.
Soggiu ha le idee chiare perché parte non dalla nascita della Pop, ma dai suoi esiti, cioè da ciò che è diventato nell’immaginario sociale.

Gli sfondi dei suoi lavori sono dei blow up di bersagli più o meno alla Jasper Johns, magari con qualche memoria di Stella junior. C’è ancora il famoso potere del centro che sarà anche una costante della percezione umana, come ben sappiamo da Arnheim, ma certamente il linguaggio dei media l’ha saputo tradurre in una regola. E poi c’è l’effetto optical e psichedelico, allucinogeno, come se l’artista avesse sniffato al Moma o al Whitney la polvere di quella irripetibile stagione.

In più Soggiu si cimenta egli stesso con il mondo degli oggetti: dalle bistecche flinstoniane, a pesci, pillole, bicchieri pronti da bere, pistole e teschi di mucca. Simboli a ben vedere tutti americani, perché le pistole lì si vendono nei supermercati, le pillole si producono e consumano alla grande e i teschi di mucca ricordano quelli celebri dell’artista Georgia O’Keefe.

Questa immersione yankee di Soggiu non gli ha fatto perdere di vista né che è nato nel 1975 e neppure che proviene dalla profonda Europa. L’uso dei timbri per rimarcare le figure, per trasportare in chiave seriale ma non troppo le figure sulla tela, è un accorgimento che gli consente di essere Pop, ma nello stesso tempo di prenderne
le distanze dall’eccessivo marketing consumistico secondo cui “essere è comprare”. Le immagini sono oggetti concreti, semplici, molto disegnati per forza di cose e di tecnica, ma sono liberi da ogni etichettatura. Non sono i prodotti di consumo, sono le “cose” che tutti, proprio tutti, possono usare e consumare.

Allora questi oggetti sugli sfondi ipercolorati e felici che irradiano felicità dal centro alla periferia, cosa più che naturale e solare, costituiscono un modo per confermare di avere appreso la lezione, ma anche che bisogna, su questa, costruire un linguaggio proprio, anche se non condiviso a livello generazionale. Per essere contemporanei bisogna starsene fuori, magari con un cavalletto e dei timbri in mano.


La mostra curata da Valerio Dehò prosegue fino al 3 novembre.

Catalogo disponibile in galleria.

Orari: lunedì 16.00 – 19.30; da martedì a sabato 10.00 – 12.30 e 16.00 – 19.30








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