Pittori bresciani protagonisti della pittura del '900 Pittura moderna e contemporanea.
LE MOSTRE A BRESCIA  
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L'ultimo Romanino
Sacro e profano nelle opere tarde

dal 1/10/06 fino al 19/11/06
presso Pinacoteca Tosio Martinengo


In concomitanza con la mostra “Girolamo Romanino. Un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano”, allestita a Trento dal 29 luglio al 29 ottobre 2006, e in collaborazione con gli organizzatori della stessa, l’esposizione “L’ultimo Romanino” presenta a Brescia una selezione di opere realizzate dal pittore Girolamo Romanino (Brescia, 1484/87 – 1560) tra il 1545 circa e il 1560, l’estrema fase della sua parabola artistica. In Pinacoteca Tosio Martinengo, accanto alle grandi pale provenienti dall’altare maggiore della chiesa di San Domenico (La Vergine incoronata dalla Trinità con San Domenico e altri santi) e dalla cappella Avogadro nella chiesa di San Giuseppe (San Paolo e quattro santi), in Brescia, viene esposta per la prima volta dopo la celebre mostra dedicata a Romanino del 1965, l’imponente tela con la Vocazione di Pietro e Andrea, dipinta per il presbiterio della chiesa di San Pietro apostolo a Modena, dove è conservata.
Raffigurante l’episodio evangelico della vocazione dei due discepoli, la tela è un’opera cruciale per ricostruire la fase estrema dell’attività del Romanino, essendo il solo dipinto documentato dell’ultimo decennio della sua carriera. Nel 1855 Giuseppe Campori pubblicò la sintesi di un documento del 15 dicembre 1557, in cui l’abate del monastero di San Pietro commissionava l’opera all’artista, che si impegnava a consegnare il dipinto “in termine di mesi cinque”. La commissione giunge al Romanino dalla Congregazione di Santa Giustina, alla quale apparteneva il monastero benedettino di Modena, la stessa che più di quarant’anni prima gli aveva già richiesto l’Ultima cena e la pala con la Madonna col Bambino fra angeli e santi, per il monastero di Santa Giustina a Padova.
Ambientata sulle quinte di un grandioso paesaggio acquatico, forse concepito rielaborando scorci del Lago di Garda, la pala si caratterizza per una spettacolare impostazione scenica. Al centro della composizione, un immenso albero accompagna il gesto solenne e maestoso di Cristo che chiama, quasi attraendoli a sé con una forza soprannaturale, Pietro e Andrea. Attorno a questo motivo centrale la luce scivola ad illuminare, a destra, le barche e i due pescatori, ora vocati ad essere “pescatori di uomini” (Marco 1, 16) e, a sinistra, una folla sterminata, con storpi e malati, in attesa di ricevere da Gesù una miracolosa guarigione. Severa, ma anche combattiva e vibrante appare la cifra stilistica dell’opera, che contrappone con effetti espressionistici la perentoria solidità della figura di Cristo e dell’albero in primo piano alla vivacità del paesaggio naturale e delle figure di contorno.
Indiscussa è la paternità del maestro bresciano per quanto riguarda l’impostazione e l’invenzione della scena; la tecnica pittorica rivela tuttavia delle anomalie rispetto al linguaggio delle opere estreme del Romanino e ciò ha fatto supporre, nell’analisi dell’opera sollecitata dall’attuale esposizione, che la tela sia stata eseguita in collaborazione con Lattanzio Gambara (1530–1574), che del Romanino fu allievo e genero.
Il percorso di visita continua al di fuori della Pinacoteca, raggiungendo Palazzo Lechi, dove sono conservati gli affreschi sulle quattro stagioni, con figure allegoriche, putti e festoni, oggetto di un recente restauro che ne ha riportato in luce nuovi dettagli.
Proseguendo nell’itinerario romaniniano si possono ammirare gli affreschi che il maestro realizzò, assieme al Gambara, per un altro palazzo cittadino, quello della famiglia Averoldi. Le scene dipinte in questa dimora, databili come quelle di Palazzo Lechi al sesto decennio del XVI secolo e culminanti nella maestosa raffigurazione del Carro di Apollo, rappresentano uno dei grandi esempi della decorazione profana manierista nell’Italia settentrionale.

Cenni biografici

Girolamo Romani, detto il Romanino, nasce a Brescia tra il 1484 e il 1487. Formatosi a contatto con il contesto artistico milanese di Zenale e Bramantino e quello veneziano di Giorgione e Tiziano, l’artista conosce una precoce affermazione anche fuori dai confini della propria città natale, come documentano le opere eseguite tra i 1513 e il 1514 per Santa Giustina a Padova e gli affreschi realizzati nel 1519 per il Duomo di Cremona.
Accompagnato da una sensibilità sottilmente inquieta, figlia anche della passione per l’arte tedesca, nel 1521 Girolamo firma con Moretto il contratto per la decorazione della cappella del SS. Sacramento in San Giovanni Evangelista a Brescia, i cui lavori proseguono per circa vent’anni, dando vita a uno dei più spettacolari cicli pittorici del Rinascimento lombardo.
A partire dal 1524, Romanino lavora anche nei piccoli centri di provincia, fra cui Asola, Capriolo, Villongo, Salò e Rodengo Saiano. Alla ricerca di più prestigiose occasioni professionali, nel 1531, il pittore offre la propria disponibilità a Bernardo Cles, principe-vescovo di Trento, per decorare il Castello del Buonconsiglio: un’impresa che contribuisce a rinvigorire la parabola dell’artista, anche in virtù dei rinnovati contatti con la cultura d’Oltralpe stimolati dall’ambiente trentino.
Con nuovo slancio espressivo e linguaggio anticlassico, Romanino realizza nel quarto decennio del secolo le sue prove forse più stupefacenti, da riconoscere nei cicli ad affresco destinati alla committenza periferica della Val Camonica (Pisogne, Santa Maria della Neve; Breno, Sant’Antonio; Bienno, Santa Maria Annunciata), con una dirompente vena narrativa che si placa appena nelle ante d’organo eseguite intorno al 1540 per la chiesa di San Giorgio in Braida a Verona e per il Duomo di Brescia.
L’ultima importante svolta è del 1549, nell’accordo di collaborazione con Lattanzio Gambara (1530-1574), suo futuro genero, che fornisce nuova linfa alla vicenda di Girolamo: è di quel periodo, insieme al Gambara, la realizzazione di importanti cicli affreschi di Palazzo Lechi e di Palazzo Averoldi a Brescia.

Testo e fotografia tratti dal sito www.bresciamusei.com

Dal 1° al 23 ottobre 2006 dal martedì alla domenica 9.30-13 e 14.30-17 chiuso il lunedì.
Dal 24 ottobre 2006 tutti i giorni dalle 9 alle 19.
Biglietto: intero € 5, ridotto € 4, scuole € 3.








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