Pittori bresciani protagonisti della pittura del '900 Pittura moderna e contemporanea.
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Bruny Sartori – Opere recenti

dal 29/3/08 fino al 11/5/08
presso Galleria Maurer Zilioli


Inaugurazione: sabato, 29 marzo ore 18.00

Bruny Sartori nasce in una zona classica della ceramica in Italia – nel triangolo magico Bassano del Grappa – Vicenza – Padova, dove impara in botteghe locali il mestiere della terracotta e le tecniche grafiche. Ben presto si libera dal passato per approdare in un discorso artistico maturo, stimolato dal cenacolo culturale del Gruppo Arti e Lettere di Cittadella (PD) intorno al poeta Bino Rebellato, del quale Sartori diventa socio nel 1975. Poesia, letteratura e musica rimangono fino ad oggi la spinta maggiore dello scultore che ama mettere la passione per l’acquaforte e la puntasecca al servizio della parola, mentre le sue sculture paiono uscire dalla terra, creature in stretto rapporto con la materia primaria.

Le opere dello scultore Bruny Sartori trovano immediata risposta già nel 1984 con una borsa di studio della Fondazione Bevilacqua la Masa, l’acquisto di un’opera per il Museo d’Arte Moderna Ca’ Pesaro, Venezia, e la Medaglia d’Oro del 43° Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte di Faenza nel 1985. Seguono mostre, accompagnate da pubblicazioni con frammenti testuali di Ezra Pound, Friedrich Nietzsche, Emily Dickinson, Paul Eluard, Jean Genet, Giacomo Leopardi, Andrea Zanzotto. Citazioni e parole, si amalgamano con le opere di Sartori in una ricerca comune della origine della creazione, dello spazio e del vuoto in un eterno dialogo.

Nella grafica si incontrano luce e ombra, bianco e nero – tra cielo e inferno (detto metaforicamente), stretta tratteggiatura e macchie vuote. Forme non proprio identificabili, che rappresentano sogni, associazioni, vaghe impressioni, angustia e apertura nel groviglio del suo linguaggio informel-gestuale.

Si potrebbe forse dire, che nella scultura-ceramica succede qualcosa molto simile: corpi organici di incerta apparizione, figure e nello stesso tempo forme astratte si spingono nello spazio e rivendicano presenza e significato simbolico. Sembrano testimonianze della genesi, manifestazioni di metamorfosi della sostanza terrestre, come se si fosse fermato il tempo e la materia solidificata. Così la scultura diventa espressione di una memoria collettiva, di un’esperienza fondamentale e basilare. Stupiscono per la loro tendenza di invertire la forza di gravità. Su piede sottile si alza un volume ingombrante come pietra preistorica, si raggruppano e uniscono in istallazioni coinvolgenti. Sartori costruisce le opere in una progressione impegnativa e complessa, esternamente cifrate con smalti, ingobbi e smalto a lustro. Quindi non è un caso che l’artista si dedichi in cicli a temi quali “Meteore” o “Risonanze geologiche”. L’opera di Bruny Sartori racconta della sua affinità con maestri della scultura moderna, per esempio Medardo Rosso, Arturo Martini, Zadkine o Henry Moore. Esiste anche una relazione sorprendente con l’opera di Otto Freundlich, sconosciuto in Italia e così probabilmente pure per Sartori, per quanto riguarda la negazione della gravità, cosa però che dimostra il cambio dei parametri subito dalla scultura del novecento in generale, indipendentemente dalla materia, dalla figurazione o astrazione.








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