Pittori bresciani protagonisti della pittura del '900 Pittura moderna e contemporanea.
LE MOSTRE A BRESCIA  
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Donne al lavoro (1900-1950)

dal 4/10/08 fino al 9/11/08
presso Palazzo Martinengo


curatore: Roberto Chiarini

Promossa da AIB - Associazione Industriale Bresciana e realizzata grazie al sostegno dell’Assessorato alle Attività e Beni culturali e alla Valorizzazione delle Identità, Culture e Lingue locali della Provincia di Brescia e alla segreteria organizzativa di Brescia Mostre, la mostra Donne al lavoro (1900-1950) è sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e si avvale del patrocinio della Regione Lombardia – Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, del Comune di Brescia e dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Brescia.

Curata da Roberto Chiarini, professore ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano, la mostra si propone di illustrare, mettendone a fuoco i passaggi cruciali, le trasformazioni intervenute nelle condizioni di vita della donna sia sul posto di lavoro che a casa, nel ruolo assolto all’interno della famiglia e della società, nel sistema di valori e nei comportamenti, il tutto inquadrato nel contesto economico, sociale, politico e culturale dei primi cinquant’anni del Novecento, esaminato sinotticamente tra mondo e Italia con un approfondimento sulla situzione bresciana.
Il cinquantennio preso in considerazione è contrassegnato dall’avvio, incerto e sincopato, della modernizzazione economica e sociale, destinata a cambiare il volto dell’Italia contemporanea. Si affermano nuove forme di lavoro tanto in agricoltura che in fabbrica e si realizza un progressivo inserimento della donna nel mercato del lavoro con le inevitabili, sostanziali modifiche del suo ruolo sociale sia nella sfera pubblica che nella sfera privata, oltre che nei suoi costumi.

Nel passaggio tra Otto e Novecento la donna vive di massima in campagna. La sua esistenza si svolge in cascina e si divide tra la cura della casa e della famiglia e l’assolvimento di compiti per lo più o suppletivi o complementari all’attività agricola dei maschi (allevamento degli animali da cortile e dei bachi, raccolta della frutta, ecc. oltre alla sarchiatura).
L’ingresso della donna in fabbrica si consuma primariamente con la filanda e più in generale in tutto il settore tessile: un’attività strettamente collegata all’organizzazione del lavoro e ai tempi dell’agricoltura, di cui costituisce una parte integrante. Per quanto sia caratterizzata da un andamento ciclico e rappresenti una stagione limitata nella vita delle donne, si tratta di un’esperienza che introduce una prima incrinatura nell’ordine economico e familiare tradizionale, al suo carattere gerarchico-patriarcale e volto principalmente all’auto-consumo. Si aprono nuovi spazi verso il superamento della subordinazione prima totale della donna all’interno del nucleo familiare e verso una nuova divisione del lavoro.
La Grande Guerra, con la mobilitazione massiccia di tutte le risorse materiali e umane del Paese, trascina la donna nel lavoro di fabbrica in concentrazioni operaie, per la prima volta divenuto di massa e non più legato a nessuna professionalità di «mestiere». La sua attività, da integrativa dell’economia familiare, diventa sostitutiva. L’ordine gerarchico patriarcale della famiglia contadina subisce la prima seria incrinatura a favore di un inizio di autonomia economica e morale della donna.
La fine della guerra – con la smobilitazione bellica e il rientro dei soldati – sottopone la manodopera femminile a una massiccia espulsione dalle fabbriche con forti tensioni sociali sia per la riduzione dei posti di lavoro, sia per la conflittualità insorta con i reduci, decisi a rientrare con il sostegno anche sindacale sul loro posto di lavoro.
Gli anni tra le due guerre sono contrassegnati da una pesante crisi – connessa anzitutto alla caduta degli scambi internazionali, alle guerre monetarie e alla corsa al protezionismo – sfociata poi nella Grande Crisi del ’29, con pesanti conseguenze sull’occupazione e sui redditi nonché col blocco dell’emigrazione. La politica economica autarchica del fascismo da un lato e la campagna demografica dall’altro riportano la donna all’interno della famiglia che funge in tempo di crisi da agenzia supplementare di servizi.
Lo sforzo economico connesso alla Seconda guerra mondiale riconduce la donna massicciamente in fabbrica, anche se all’interno di una mobilitazione autoritaria che non le consente di mettere a frutto in termini di emancipazione il ruolo economico guadagnato. È l’antecedente del più largo ingresso nel mercato del lavoro industriale che si consumerà col miracolo economico degli anni Cinquanta. La condizione di vita della donna in famiglia e nella società è soggetta a profonde trasformazioni legate da un lato all’abbandono delle campagne e dall’altro all’allargamento dell’industria, nonché alla crescente disponibilità finanziaria delle famiglie che rende possibile l’accesso a consumi prima inimmaginabili quali elettrodomestici (lavatrice, televisione, ecc.) e mezzi di locomozione privata, decisivi nel liberare la donna dalle mansioni più pesanti del lavoro domestico e nell’allargare gli spazi della mobilità.

La rassegna mette a frutto – anche attraverso un ricco catalogo firmato da autorevoli studiosi del lavoro femminile (oltre al curatore Roberto Chiarini, Patrizia Audenino, Anna Bravo, Adriana Castagnoli, Paola Corti,Angela Groppi, Elena Pala, Aldo Giovanni Ricci, Emanuela Scarpellini, Elisabetta Vezzosi) – ricerche condotte in numerosi archivi fotografici pubblici e privati, tra cui in primo luogo la Fondazione Negri di Brescia, nonché gli Archivi Alinari di Firenze, il Fotomuseo Giuseppe Panini di Modena, l’Archivio del Seminario di Romanistica di Berna, l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, la Fondazione Bertarelli di Milano e numerosi altri, cui si aggiungono peraltro anche gli archivi privati di storiche aziende bresciane come la Fabbrica d’Armi Beretta di Gardone Val Trompia, la Cittadini di Paderno Franciacorta e la Torchiani di Brescia.

Contribuisce in maniera determinante alla suggestione della mostra l’allestimento ideato da Domenico Franchi – scenografo bresciano attivo in molti dei maggiori teatri d’opera europei – che risponde alle più innovative tendenze del design espositivo europeo e intende avvincere il visitatore attraverso una strategia di coinvolgimento adeguata alla forza dei nuovi media.
L’allestimento – che punta sull’uso esclusivo del bianco e nero – intende in primo luogo amplificare le tematiche centrali della rassegna attraverso un’impostazione molto semplice ma efficace, che delinea accuratamente uno spazio/ambiente (contenitore) strettamente integrato e connesso all’oggetto dell’esposizione (contenuto), in modo da trasformare la visita in un’esperienza emotiva oltre che di approfondimento.

È correlata alla mostra la rassegna cinematografica Animi femminili. Dai primi del Novecento al secondo dopoguerra, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Brescia e curato dalla Direzione del Cinema Nuovo Eden: un itinerario che propone emblematiche figure di donne rilette attraverso gli occhi di grandi registi, per evidenziare il rapporto – spesso critico – da esse instaurato con la società. Tutte le proiezioni si tengono al Cinema Nuovo Eden (Brescia, via Bixio 9) con ingresso gratuito.
È prevista anche una rassegna cinematografica appositamente pensata per le scuole, in cui i film saranno introdotti da autorevoli critici del settore. Di seguito si riporta la programmazione della rassegna: per ogni ulteriore informazione è possibile contattare il Cinema Nuovo Eden (tel. 030. 8379404, info@nuovoeden.it, www.nuovoeden.it).

Mercoledì 8 ottobre, ore 21
Fräulein Else
(La signorina Elsa, Germania, 1928), regia di Paul Czinner

Mercoledì 15 ottobre, ore 21
Das Tagebuch Einer Verlorenen
(Diario di una donna perduta, Germania, 1929), regia di Georg Wilhelm Pabst

Mercoledì 29 ottobre ore 21
La Ciociara
(Italia, 1960), regia di Vittorio De Sica

Domenica 9 novembre ore 18 e ore 21
Roma Ore 11
(Italia, 1952), regia di Giuseppe De Santis

Per La Ciociara e Roma Ore 11 sono previste anche proiezioni mattutine riservate alle scuole, introdotte da letture critiche a cura di esperti cinematografici.








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