Pittori bresciani protagonisti della pittura del '900 Pittura moderna e contemporanea.
LE MOSTRE A BRESCIA  
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Foibe/Esodo
Una storia negata

dal 10/2/08 fino al 8/3/08
presso Palazzo Martinengo


curatore: Roberto Chiarini



La mostra

Dedicata a un tema tra i più trascurati della storia italiana recente, la mostra intende diffondere la conoscenza dei tragici eventi che hanno segnato l'Istria e la Venezia Giulia tra 1943 e 1945. Con un approccio al contempo documentario ed artistico/emozionale – che replica la fortunata formula de Il Giorno della Memoria 2007 – si esaminano le responsabilità e corresponsabilità di italiani e slavi, degli eserciti regolari e dei partigiani, di fascisti e comunisti, del governo di Roma e di quello di Belgrado. Leit-motiv della rassegna è la narrazione delle ultime tragiche ore di Norma Cossetto, ventitreenne istriana infoibata ancora viva, dopo lunghe ore di violenza fisica e psicologica, nel settembre del 1943.

Negli ultimi vent’anni si è assistito a un preoccupante ritorno di attualità del fenomeno del genocidio, che tanto crudelmente ha segnato il popolo ebraico: si pensi alle tremende stragi etniche perpetrate nella ex-Jugoslavia, in Ruanda, in Cambogia, in Cecenia. L’obiettivo della mostra è quello di affrontare una questione storica troppo e a lungo trascurata, anzi quasi rimossa, dall’opinione pubblica.
Il dato documentario è inserito in una dimensione creativa, capace di coinvolgere il visitatore in un’esperienza a tutto tondo, che ne stimoli contemporaneamente la riflessione.

La mostra illustra le varie tematiche relative alle foibe e si sviluppa in due sezioni, dedicate rispettivamente al contesto nazionale e a quello locale, quest’ultimo impostato attorno alla storia delle famiglie di alcuni rifugiati che hanno trovato asilo nel bresciano. Dopo una sezione introduttiva, che illustra le cause del dramma delle foibe, si entra nel vivo con la ricostruzione dei tragici fatti che tra il 1943 e il 1945 segnarono l’Istria e la Venezia Giulia.

Obiettivo primario è quello di far luce sul susseguirsi di eventi che oggi si suole raccogliere sotto la definizione di “foibe”. Eventi che risultano ancora troppo poco noti, nella loro precisa scansione storica, alla massima parte del grande pubblico.
All’intento didattico e divulgativo si affianca un costante riferimento critico e interpretativo per offrire al visitatore più chiavi di lettura, mostrando le differenze (talora macroscopiche e talora sottili) tra le diverse interpretazioni che sono state date del fenomeno.
Ma il fine ultimo è soprattutto quello di comprendere per quale motivo, in che modo e attraverso quali meccanismi si sia potuta rimuovere una tragedia tanto grave ed evidente per quasi mezzo secolo, mostrando in maniera il più possibile obiettiva (ovvero mantenendosi quanto più possibile lontani dalla polemica politica) responsabilità e corresponsabilità di italiani e slavi, degli eserciti regolari e dei partigiani, di fascisti e comunisti, del governo di Roma e di quello di Belgrado.

Accanto al dramma delle foibe si affronta la questione dell’esodo di massa che coinvolse centinaia di migliaia di istriani di cultura italiana, i quali decisero loro malgrado di lasciare la propria terra all’indomani del conflitto bellico.
Notevole spazio è dedicato alle famiglie di rifugiati che trovarono alloggio nel bresciano: attraverso testimonianze filmate si documenta quale sia stata l’accoglienza della popolazione locale, a che livello fossero diffuse le informazioni su quanto avvenuto e quale fosse nel resto d’Italia la percezione della gravità del fenomeno.

Nelle sale di Palazzo Martinengo sono raccolti documenti e fotografie di varia provenienza corredati da pannelli esplicativi e di approfondimento, capaci di guidare l’attenzione verso le tematiche e gli episodi più significativi.

Particolare attenzione è rivolta al pubblico scolastico (per il quale si auspica una massiccia affluenza, come già accaduto in occasione della mostra Il Giorno della Memoria 2007, di cui questa nuova rassegna vuole essere contraltare e completamento).


L'allestimento

Il rigoroso lavoro documentario si sviluppa in un percorso espositivo realizzato con l’apporto artistico e creativo degli studenti del corso di Scenografia di Laba - Libera Accademia di Belle Arti di Brescia, guidati dai docenti Albano Morandi e Andrea Gentili.

Un allestimento di grande efficacia visiva aggiunge alla “fredda” documentazione un surplus emotivo, efficace veicolo di trasmissione del messaggio ultimo della mostra.
Nella prima sala del percorso si cerca di trasmettere mediante stimoli sensoriali (visivi e sonori, e perfino olfattivi) la tremenda impressione di essere calati in una foiba.

La storia personale e terribile di Norma Cossetto, ventitreenne istriana infoibata ancora viva nel settembre del 1943 si incrocia con la Storia.

Lo spettatore compie così un percorso dalla doppia valenza, in cui la tragedia collettiva delle foibe viene riletta anche alla luce di una vicenda individuale estremamente toccante.
Si vuole ricordare al visitatore che ogni grande evento di interesse generale è sempre la somma di una vasta serie di microeventi che vedono coinvolti i singoli individui: episodi di estremo interesse, spesso emblematici, spesso trascurati dalla storiografia ufficiale.

Una lunga linea, graduata da 0 a 135, ripercorre simbolicamente i 135 metri di profondità della foiba di Villa Surani, quella in cui Norma Cossetto fu gettata nel settembre ‘43.

Al termine del percorso, vicenda collettiva e vicenda individuale si saldano trovando una conciliazione.


Lo spettacolo teatrale

Nel salone nobile di Palazzo Martinengo – all’interno di una sorta di imbuto prospettico di notevole suggestione scenografica e luministica, che è parte integrante del percorso espositivo - si mette in scena l’azione teatrale Il canto della terra cieca, scritto e diretto dal regista Mariano Dammacco sulla base del testo Foibe rosse di Frediano Sessi. La pièce, ricca di profondi significati propri e simbolici, è incentrata sulle ultime ore di vita di una giovane studentessa istriana.
Nell’ottobre del 1943 una studentessa ventitreenne viene sottratta alla sua famiglia, subisce violenza sessuale e infine... vola, ancora viva, nella foiba di Villa Surani, in Istria. Il suo nome è Norma Cossetto.

Il canto della terra cieca racconta la sua storia, nel tentativo di condividere una riflessione sulla violenza.

L’azione teatrale è il risultato di un laboratorio condotto da Mariano Dammacco con gli studenti del corso STARS dell’Università Cattolica di Brescia.


Il catalogo

Il catalogo della mostra raccoglie per la prima volta in maniera organica immagini e contributi storici e critici sul tema della foibe, dell’esodo in Italia e in terra bresciana con immagini e documenti d’epoca.

Il problema delle foibe viene analizzato e sviluppato all’interno di un contesto più ampio, prendendo in esame la questione balcanica e la questione nazionale (che fece insorgere il conflitto tra sloveni, croati e italiani) a partire dall’Ottocento fino alla seconda guerra mondiale, passando per l’occupazione fascista dell’Istria e della Dalmazia.

Oltre al saggio del curatore Roberto Chiarini, che sviluppa il tema dell’esodo e del destino dei rifugiati giuliano-dalmati nel bresciano, il catalogo raccoglie i contributi degli studiosi Raoul Pupo (Le foibe), Frediano Sessi (La vita di Norma Cossetto), Marco Cuzzi (Gli italiani rimasti in Istria), Manuela Cattunar (L’accoglienza dei profughi a Brescia).








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